ANALISI DELLA ZATTERA – Cap. 1011

“IL CODICE D’ONORE DELLA ZUPPA DI FAGIOLI ROSSI”

Ben ritrovati Zatteristi! Dopo l’ormai consueta pausa, gli attori ritornano in scena, animando un capitolo che, stavolta, ha diviso la nostra ciurma, qui sulla Zattera. Alcuni avvenimenti del 1011 non sono stati apprezzati, uno, in particolare, non ha convinto molto. Di sicuro c’è da dire parecchio su quest’ultimo, nello specifico sulla gestione di Big Mom, eterna “scheggia impazzita” della macro saga dedicata agli imperatori. Prima di iniziare l’analisi vera e propria e immergerci nuovamente nella guerra di Onigashima, due parole sulla cover a colori, che ricorda sia l’estate, colori brillanti, coni gelato e dolci vari e un’atmosfera rilassata e divertente, sia l’ambientazione “caramellosa” e da favola di Whole Cake….e guarda caso, chi è la primadonna del capitolo? Sempre lei, Linlin….

FULMINI, HAKI E CAMBIO DI PIANO

Il “mistero” delle nuvole sospette in cielo, a quanto sembra, è durato poco, potrebbe essere collegato alla richiesta di Prometheus del 1010, e, se così fosse, non avremmo nessuna aringa rossa stavolta, ma una soluzione semplice e lineare: la nascita di un nuovo homie, una sorta di versione femminile di Zeus, Hera, il cui nome è lo stesso della regina degli dei olimpici, ma i cui poteri fanno riferimento, invece, alla divinità minore latina Fulgora (ispirata alla versione greca Astrapē, che significa letteralmente “fulmine”).
Per quanto riguarda ciò che avviene sul tetto, è interessante notare come Law continui ad adattare il suo piano in base a ciò che accade intorno a lui, la sua strategia è flessibile e tiene conto delle vite e delle condizioni dei suoi compagni, in questo caso, delle condizioni di Zoro, in relazione a cosa sia possibile fare per continuare a tenere separati, il più a lungo possibile, gli imperatori.

Da sottolineare anche che alcuni degli scontri del capitolo siano potenziati con il “nuovo” utilizzo dell’Haki del Re Conquistatore, il colpo di Big Mom, tramite i fulmini di Hera, verso Kid e Killer, il pugno dell’imperatrice, che sfrutta anche armatura e flusso del ryuo, ai danni di Page One, e la tavola con Luffy vs. Kaido, che ricorda moltissimo quella dell’epico scontro tra Roger e Newgate nel flashback di Oden.
Insomma, ancora una volta, Oda sembra ribadire come questo power up di Cappello di Paglia, sarà l’elemento che farà la differenza nei vari combattimenti (in più, finalmente, continua ad esserci una chiara rappresentazione visiva di tale potere, combinato con altre forme di haki).

PROBABILITA’ VS. VOLONTA

E, in un certo senso, l’haki del Conquistatore, e ciò che esso comporta in temini di forza di volontà, viene messo ancora in risalto dal confronto dialettico tra Killer (in rappresentanza del suo capitano) e Hawkins.
Le tavole in cui si oppone al “mago” Basil, ricordano il comportamento dei Mugiwara quando esortano Luffy ad andare avanti verso il principale nemico di turno, mentre loro restano indietro ad occuparsi di altri avversari.
Quello che, forse, vedremo nei prossimi capitoli, si profila come uno scontro simile ad una resa dei conti verso colui che ha tradito un patto di alleanza, ma, soprattutto, è già delineato come uno scontro ideologico tra due modi di affrontare la vita, e, in particolare, la vita piratesca: Hawkins si affida alle percentuali delle sue carte, preferendo non rischiare e piegandosi a quella che lui ritiene l’ineluttabilità della situazione. Sicuramente il suo è un ragionamento pragmatico e al contempo fatalista, volto alla sopravvivenza, basato su una scelta ponderata anche se non gradita a lui stesso, un atteggiamento passivo, volto ad accettare la sorte “migliore” a testa bassa, una costrizione inevitabile.

Kid e Killer, invece, puntano tutto sulla loro auto determinazione e la loro forza, intesa non solo come forza fisica, ma, come la volontà di combattere sempre e comunque per la loro libertà individuale, anche dopo essere stati sconfitti una prima volta da un imperatore, caratteristica che ricorda lo spirito indomito di Luffy. E non è un caso che sia lui che “Capelli a Punta” abbiano il re conquistatore, il cui carisma si riflette spesso sulle azioni dell’intera ciurma.

DALLA PADELLA ALLA BRACE…O FORSE NO

Prima di parlare del ruolo di Linlin, a metà strada tra trottola impazzita e improbabile deus ex machina, vorrei dire qualcosa su uno degli aspetti che ho amato di più sul capitolo, oltre al confronto tra Killer e Hawkins, ovvero le azioni di Nami e soprattutto Usopp.
Personalmente, finora, continuo ad apprezzare la gestione del cecchino e della navigatrice, pronti a non arrendersi, anche se alle prese con degli avversari così resistenti e molto più forti di loro, apparentemente fuori portata per i componenti “umani” dei Mugiwara.

Nonostante ciò, i due se la cavano come possono, e al di là di tecniche combattive più o meno efficaci, è sempre ciò che muove le loro azioni e decisioni a risultare, ancora una volta, affascinante: nello specifico, la loro risposta alle parole di Tama, che cerca di comportarsi come una kunoichi, come una guerriera adulta, ma che resta pur sempre una bambina spaventata, che muore di paura, trovandosi in un teatro di guerra così pericoloso.
Sia Nami che Usopp fanno sempre i conti con la paura che li attanaglia, ma hanno anche imparato a gestirla, affrontarla e metterla da parte per reagire, quando e se necessario. In particolare, la reazione di Usopp alle parole di Tama, per quanto prevedibile, non è per questo meno emozionante. E’ perfettamente credibile che un personaggio pavido, ma di buon carattere, che sogna di diventare un coraggioso guerriero dei mari, provi empatia e si adoperi per proteggere una bambina che, come lui, ha paura ma vuole essere una combattente, vuole fare la sua parte senza curarsi di cosa accadrà dopo.
Invece, noi dobbiamo assolutamente curarci di cosa accade dopo….ecco, ci siamo, l’arrivo di Linlin.

Oda ha deciso di giocare una carta al contempo imprevista ma paventata da molti. L’aspetto discutibile del “colpo di scena” non è l’arrivo a sorpresa dell’Imperatrice al secondo piano (per un certo aspetto, in realtà, anche quello, in un castello enorme si ritrovano, facilmente, sempre tutti gli attori principali, un po’ come è successo per Orochi e i Foderi) ma la sua reazione alla vista di Tama e ciò che ne è conseguito, oltre che la giustificazione fornita.

Ad essere sincera, c’erano due avvenimenti che erano stati largamente preventivati, ovvero l’arrivo della bambina ad Onigashima, per via del suo particolare potere e dell’effetto che ha sui possessori degli smile, e il suo eventuale incontro con Linlin, soprattutto considerando quanto successo in seguito all’amnesia dell’imperatrice (altra discutibile esigenza di trama) e all’accoglienza riservatale ad Okobore, e a tutta quella parte di storia relativa all’interminabile percorso verso la prigione di Udon, senza dimenticare il particolare determinante della zuppa di fagioli rossi, a cui fa riferimento il titolo.

Tutti noi, ormai, sappiamo bene quanto l’imperatrice sia instabile, condizionata dal suo rapporto malsano con il cibo, dalle sue devastanti crisi alimentari, durante le quali è ingestibile. La sua caratterizzazione l’ha delineata come un personaggio potentissimo quanto imprevedibile e impulsivo, egoista, capriccioso e infantile, una donna adulta con l’animo e l’atteggiamento di un’eterna bambina, contraddistinta anche da una certa dose di cattiveria verso tutto e tutti, anche verso i suoi stessi figli.

Siamo anche consapevoli di quale trauma abbia subìto, del modo in cui sia stata sempre manipolata, sia da Madre Caramel che da Streusen.
Tutto ciò, secondo me, contestualizza il suo comportamento con Tama, anche se le parole di Prometheus sembrano contraddire e far crollare in anticipo quello che Oda stesso stava tentando di mettere in atto, ovvero le conseguenze dell’incontro con Tama, un escamotage narrativo, sicuramente non dei migliori, a tratti forzato e didascalico, ma comunque più o meno accettabile, considerando che il personaggio dell’imperatrice è sempre stato coerente nella sua incoerenza, tratteggiato appositamente così da Oda, come elemento destabilizzante (spesso con risvolti più negativi che positivi, in termini di economia della trama e plot twist) che può fare tutto e il contrario di tutto, proprio in nome della sua “follia”.

Anche tenendo conto di tutto questo, però, la fantomatica “modalità madre” di Big Mom, a cui mi riferivo prima, è un surplus esplicativo non strettamente necessario, che sembra venir fuori dal nulla. Non ci è stata mai mostrata questa particolare e rara attitudine della Mammona, se non molto brevemente e in circostanze completamente diverse con i suoi figli più piccoli, trattati in modo indulgente, ma non esattamente con inequivocabile affetto sincero.

Quello che vorrei far presente è che Linlin si è comportata, per ben due volte, in modo estremamente gentile e affettuoso con Tama (così come con O’Tsuru, e non è un caso che ci sia anche quel particolare ricordo) non solo ed esclusivamente per l’amnesia, ma soprattutto perché quello che è successo nel villaggio di Okobore le ha ricordato, prima inconsciamente, e poi, dopo aver recuperato la memoria, consapevolmente, il suo passato con Madre Carmel e gli altri orfani, i pasti consumati insieme in allegria, la gioia di essere accettata per quel che era (infatti si vede anche la tavola in cui viene pettinata in stile giapponese e riceve i complimenti per il suo nuovo look) da persone inizialmente sconosciute eppure gentili e accoglienti nei suoi confronti, così come era successo ad Elbaf, e non perché lei abbia degli spiccati sentimenti materni.
O perché abbia della sensibilità verso tutti i bambini al di sotto di una certa età, considerato che non ha avuto scrupoli nel devastare i paesi che non versavano il tributo dolciario, uccidendo presumibilmente chiunque, casualmente, in quei territori.
Invece Linlin, ha avuto modo di parlare e di rapportarsi con O’Tama e gli abitanti di Okobore, ed è in questo modo, che può comunque non piacere, che le sue azioni potrebbero essere giustificate.

C’è anche da considerare, però, che, fino a pochi capitoli fa, Big Mom si era neanche preoccupata delle possibili conseguenze dello schianto di Onigashima sulla Capitale dei Fiori, dove, tutt’ora, si trova gran parte degli abitanti di Wano. Per quanto ne sapesse lei, anche Tama e O’Tsuru avrebbero potuto essere lì, e diventare vittime innocenti dell’impatto.

In generale, quindi, ne risulta che questa gestione dell’imperatrice da parte di Oda, può legittimamente risultare sgradita per gusto personale, ma è innegabile che sia, in parte, anche una questione oggettiva di scrittura non proprio brillante.

Gli antagonisti principali della saga di Wano sono Orochi e, soprattutto, Kaido, mentre Big Mom è un’eredità ingombrante che la trama si trascina dietro da Whole Cake, per motivazioni che risultano chiare all’autore, e, in una certa misura anche a noi, e che in un prossimo futuro dovranno essere manifeste e, mi auguro, ben contestualizzate (Big Mom sarà presente anche ad Elbaf, come pensa, ormai da tempo, il nostro #Foxy?).

Finora, persino la gestione di Kaido si è rivelata a tratti zoppicante, mancando dell’ormai consueto flashback del villain, diventato una costante del post time skip, e volto a spiegare meglio certi aspetti del carattere presente, servendosi del background vissuto dal personaggio. Quindi, non trovo strano, ma non lo apprezzo, che anche l’imperatrice abbia un “utilizzo” con alti e bassi, in generale abbastanza discutibile, facendo da spalla sbilenca a Kaido, in modo tale da non metterlo in ombra, e risultando un jolly da piazzare di qua e di là in base alla necessità del caso. Più che il “cosa”, si tratta principalmente del “come”.

Lo spostamento di Law, Zoro e Zeus all’interno del castello, nei pressi sia di Kid che di Usopp e Nami, secondo me, avrebbe potuto sortire un effetto interessante, oltre che portare avanti in modo lineare il piano di separazione dei due imperatori: avremmo avuto Big Mom, Ulti e Page One da un lato e il gruppo di alleati citati prima dall’altro.

Oda avrebbe potuto optare anche per altre soluzioni, ma evidentemente, quella che ha scelto sembra indicare la volontà ben precisa di dividere definitivamente Kaido e Linlin tramite un probabile screzio tra i due, con conseguente rottura drastica della loro alleanza, quell’alleanza tra pirati su cui lo stesso Kaido sembra non aver mai confidato appieno, perché, prima o poi ” i pirati tradiscono“.

Se non altro potrebbe essere un modo per introdurre a breve (ormai dico spesso così, la speranza è l’ultima a morire) il flashback sul passato dell’imperatore nella ciurma dei Rocks, oppure una soluzione per fermare la prossima caduta dell’isola volante di Onigashima proprio ad opera di Big Mom (come suggerito da #MrPrince e #Nekomamushi) piuttosto che per l’intervento del piccolo Momonosuke.

Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate sul capitolo, e, in, particolare, sulla gestione di Big Mom e futuri risvolti di trama.

#Clementina
Edit stupendo di #Cauco

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